Gli uomini e le donne fin dalla preistoria intuirono l'utilità della pelle degli animali cacciati per creare gli abiti e si ingegnarono nella ricerca di tecniche per conciarla, comprendendo che in caso contrario sarebbe diventata inutilizzabile in brevissimo tempo.
Una delle prime modalità per evitare che la pelle degli animali si deteriorasse nel volgere di pochi giorni si basò sull'impiego di grassi ricavati dagli animali ed in seguito gli uomini antichi scoprirono una particolare procedura di affumicazione.
Le prove per conciare la pelle proseguirono, portando a scoperte essenziali per l'industria della pelletteria.
Gli uomini antichi si accorsero, ad esempio, che la pelle avvicinata al fuoco alimentato dai rami di alcune piante ed alberi risultava più resistente che in altri casi.
I nostri antenati scoprirono, inoltre, che lavorando la pelle con determinate pietre e con l'acqua la pelliccia dell'animale ucciso si staccava con maggior facilità.
In altri termini la concia andava progressivamente perfezionandosi e di conseguenza le pelli degli animali risultavano via via più resistenti all'usura e alle intemperie.
La storia della concia prosegue con diversi miglioramenti fino a metà dell'Ottocento, quando fu brevettato il primo sistema di concia basata sull'impiego dei sali di cromo, minerali principi nell'industria della lavorazione della pelle ancora oggi.
Ai sali di cromo si affiancarono poi quelli di alluminio e di zirconio, senza dimenticare gli oli che sono stati abbondantemente utilizzati e tra essi ricordiamo l'olio di balena e quello di fegato di merluzzo.
In tempi più vicini ai nostri sono, infine, stati scoperti vari tipi di aldeidi e si è fatto ricorso a strumenti d'ultima generazione, come il laser, al fine di conciare le pelli utilizzate per realizzare abiti, giacche, borse, cinture e tanti altri accessori di grande qualità.